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Camorra, le famiglie più potenti nel Casertano: si indebolisce il clan dei Muzzoni

La Direzione Investigativa Antimafia ha pubblicato il report relativo al secondo semestre del 2022. Secondo quanto si evince dai dati pubblicati, la presenza criminale nel Casertano ha come epicentro il Comune di Casal di Principe. Proprio qui le più recenti evidenze investigative hanno infatti documentato la persistente presenza del cartello camorristico dei Casalesi.

Ma Casal di Principe è solo la punta dell’iceberg. Quello dei Casalesi è stato definito dai magistrati “il potente gruppo mafioso operante in Campania…dai connotati più similari alle organizzazioni mafiose siciliane che alle restanti organizzazioni camorristiche campane”, ma certamente non è l’unico.

Le verità processuali hanno permesso di ricostruire diverse fasi dell’evoluzione dei gruppi camorristici operanti nella provincia di Caserta. Fino al 1988 a controllare il territorio era la famiglia Bardellino, che aveva conquistato l’egemonia, mentre in posizione subordinata operavano i gruppi Schiavone, Bidognetti, Iovine e De Falco. Antonio Bardellino, fondatore e capo storico del clan dei Casalesi, fu tra i primi affiliati campani alla mafia siciliana. Una forza sul territorio dovuta anche alla vicinanza a Tommaso Buscetta, col quale diventò socio in affari.

Antonio Bardellino uscì di scena il 31 maggio 1988, data che secondo la dichiarazione pronunciata dal Tribunale di Napoli Nord coinciderebbe con la sua morte.

I gruppi rimasti in campo – Schiavone, Bidognetti, Iovine e De Falco –  subentrarono nella gestione degli affari. Nel tempo si sono susseguiti scontri cruenti, arresti e collaborazioni con la giustizia, che hanno determinato incisivi mutamenti nei rapporti di forza, fino al raggiungimento la bilanciata situazione attuale.

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I nuovi equilibri della camorra

Secondo la fotografia scattata dalla Dia, oggi la camorra casertana sarebbe composta da vere e proprie confederazioni. All’interno di queste però ogni clan preserva un’autonoma leadership e capacità gestionale mantenendo rapporti collaborativi con le altre formazioni. Il territorio oggi non vede quindi la presenza di numerosi piccoli clan locali, bensì risulta ripartito e assegnato a capizona, referenti diretti delle rispettive fazioni.

In questo senso anche l’ordinanza di custodia cautelare eseguita, il 22 novembre 2022 dai Carabinieri, a carico di 37 persone. Tra queste anche alcuni esponenti di spicco delle fazioni Bidognetti e Schiavone, tutti accusati di associazione mafiosa e altri reati. Il provvedimento, in particolare, ha delineato una sostanziale diarchia del gruppo Schiavone, attivo a Casal di Principe e nella provincia di Caserta, e della famiglia Bidognetti, operante nei Comuni di Castel Volturno, Parete, Lusciano e Villa Literno.

Si indebolisce il clan dei Muzzoni

Il report della Dia non evidenzia recenti eventi significativi nei comprensori di Sessa Aurunca e Mondragone, storiche roccaforti del sodalizio Gagliardi-Fragnoli-Pagliuca, eredi della famiglia La Torre, legati ai Bidognetti. Lo stesso vale per Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina, ove è confermato l’indebolimento del clan Esposito, detto dei Muzzoni.

Nell’intera area si registra invece la crescente presenza della criminalità proveniente dall’hinterland napoletano. Questi soggetti cercherebbero di ritagliarsi spazi d’influenza nel contesto criminale locale e, in particolare, nel narcotraffico. A loro sarebbero riconducibili alcuni episodi criminosi registrati nel semestre nell’area mondragonese ma ancora oggetto di indagini. 

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