Due donne-Passing: l’eccezionale esordio registico di Rebecca Hall
Uscito il 10 Novembre sulla piattaforma Netflix, Due donne-Passing è la prima pellicola che vede Rebecca Hall alla regia. Se avete letto gli scorsi articoli della nostra rubrica di cinema questo nome non vi sarà certo nuovo.
In The night house, la nostra proposta per Halloween non abbiamo potuto non notare la sua sensibile bravura nei panni della protagonista, una donna che ha appena perso il marito in arcane circostante.
Se Rebecca Hall non ci delude nei panni di attrice, non lo fa di certo in quelli da regista. In Due donne- Passing è impossibile non essere colpiti dall’eleganza delle riprese, da questo contemporaneo gusto per il vintage, che traspare immediatamente anche dalla peculiare scelta di girare un film in bianco e nero. Il film ha una lentezza strategica, alimentando nello spettatore una sensazione di suspense.
Rebecca Hall per Due donne-Passing non si accontenta di uno spettatore passivo, anzi, gioca sin dall’inizio su una dicotomia detto-non detto, portandoci ad nutrire dei sospetti, delle idee, ma senza mai confermarle con certezza. Questo accade sia per i sospetti su una possibile relazione extraconiugale, sia sul tragico finale. Tutto è suggerito, nulla è certo.
Lasciarsi “passare”
Irene Redfield passeggia per strada alla disperata ricerca di un introvabile album per suo figlio. Siamo a New York nei ruggenti anni ’20, è estate e fa terribilmente caldo. Irene passeggia ma è stranamente guardinga, quasi nasconde il viso sotto la visiera del cappello, come se temesse qualcosa, come se temesse di essere riconosciuta.
Per rinfrescarsi entra in un bar, qui poco dopo entra una coppia. Una bellissima donna con un aitante uomo bianco. Irene non può far a meno di guardarli, e questo sguardo viene corrisposto. La donna si avvicina a lei, la chiama per nome: “tu non mi riconosci?”. Irene la guarda bene, ma certo! È Clare Kendry, com’è cambiata, Irene quasi non la riconosce.
Le due erano buone amiche di scuola. Si ritrovano e ne approfittando per raccontarsi le loro vite. Irene è sposata con un medico nero, e ha due figli neri. Clare è sposata con quell’aitante uomo bianco che odia i neri (com’è comune all’epoca), e per fortuna la sua prima bambina è bianca. Non vuole altri figli, ha troppa paura che possa uscirne uno nero, come potrebbe poi spiegarlo al marito? Come potrebbe mai confessargli di essere nera, lei che tanto finge di odiarli?
Le due si lasciano, ma Clare non riesce a dimenticare l’amica. La cerca, e con lei ritrova anche le sue vere origini.
Bianco e nero, non sono una questione di etnia
La scelta di Rebecca Hall di girare Due donne-Passing in bianco e nero è una scelta geniale. Questo non solo dà immediatamente un’aurea di originalità alla pellicola, che sembra davvero trasportare lo spettatore in quegli anni, ma permette anche alla regista di giocare molto con le sue protagoniste. Clare è una donna nera che si finge bianca, questo noi lo capiamo dai dialoghi, ma ci è impossibile distinguerlo chiaramente.
Questo bianco e nero sembra riprodurre le scelte delle protagoniste. Irene, nonostante potrebbe passare per bianca, non rifiuta le sue origini, anzi si dedica completamente, anche tramite il volontariato, alla sua gente. Clare ha sposato un bianco razzista, e finge di esserlo anche lei, vivendo in una continua menzogna che genera paura e tensione.
Irene sceglie il nero, Clare il bianco.
Questa dicotomia non si manifesta semplicemente in ciò.
Clare è una donna vivace, affascinante, seducente, talvolta frivola, che riesce a sedurre chiunque le si avvicini, compresa Irene.
Irene invece è una donna tutta d’un pezzo, casa e famiglia, seria, talvolta austera.
Peculiare è l’atteggiamento delle due anche verso la cameriera nera di Irene. Questa che si mostra tanto paladina dei neri, non si fa scrupoli a trattare con altezzosità e severità la sua cameriera, come a volerne ribadire la differenza di classe e quindi il suo privilegio. Al contrario Clare, che aveva finto di odiare i neri, si siede con la cameriera a prendere il sole in giardino, parlandole come se fossero buone amiche.
Due donne con un destino simile che non potrebbero essere tanto diverse.
Il romanzo di Nella Larsen
Rebecca Hall in Due donne-Passing mette in scena una storia ai nostri occhi sconvolgente, perché racconta di pratiche a noi non vicine, forse sconosciute. C’è però da ammettere che non è tutta farina del suo sacco. È, infatti, Nella Larsen nel 1929 a raccontare questa storia, nel suo romanzo: Passing.
L’autrice vive quello che oggi chiamiamo il Rinascimento Nero, ispirandosi anche ad esperienze di vita personali.
Il mulatto, è un personaggio tipico della prima letteratura afroamericana. Figli nati da schiave/cameriere nere e padroni bianchi, che grazie alla loro carnagione chiara cercano di sfuggire all’odio razziale facendosi “passare” per bianchi. Queste persone però non sono né nere né bianche, vivono in un costante limbo privi d’identità. Proprio questa condizione porta talvolta a esistenze tragiche in cui si coltiva un disprezzo verso se stessi, arrivando alla depressione o a cercare rifugio nell’alcool.
Secondo alcuni critici però il romanzo userebbe l’espediente delle tematiche razziali per parlare in realtà di altro: di tensioni amorose, familiari. Ciò lo notiamo anche in Due donne-Passing della Hall, in cui le tragiche vicende razziali vengono solo accennate dai personaggi, come a voler dare uno sfondo alla storia, ma senza mai mostrarle allo spettatore.
Nel caso vi piacesse particolarmente questo tema vi invitiamo a leggere anche Candyman: le vite dei neri contano, che sotto le spoglie di un classico horror ci racconta molto di più.