Sibyl – Labirinti di donna e di trama
Sibyl – Labirinti di donna è un film di Justine Triet, uscito al cinema il 2 settembre 2021. Nel cast, tra gli attori principali, troviamo Virginie Efira, Adèle Exarchopoulos e Gaspard Ulliel. Sibyl – Labirinti di donna è una commedia francese che però nella sua trama fitta, e talvolta confusa, appare più come un dramma costante.
La storia
Sibyl è una psicoterapeuta con un passato da alcolista. Ha un compagno e due figlie, e la sua sembra una vita apparentemente tranquilla. A un certo punto della propria carriera sceglie di abbandonare la professione di psicoterapeuta per abbracciare completamente la sua più grande passione, la scrittura. Mentre sta lentamente indirizzando tutti i suoi pazienti da altri specialisti, riceve una chiamata. È Margot, un’attrice disperata. Durante le riprese di un film Margot ha avuto una storia con un altro attore, Igor, compagno della regista. Ora è incinta.
Sibyl inizialmente cerca di darle il numero di un altro terapeuta. Sentendo la storia della giovane attrice però ne resta istintivamente attratta, e sceglie di seguirla come specialista.
Questo percorso terapeutico non andrà come sperato, né per Margot né per Sibyl.
Margot e Sibyl: due personalità speculari
L’incontro con Margot fa risuscitare in Sibyl tutti i fantasmi del suo passato. Ascoltare la storia dell’attrice inspiegabilmente fa venire in mente in Sibyl il suo cattivo rapporto con la madre, ma soprattutto l’amore passato. Gabriel, questo è il nome dell’uomo che Sibyl ha passionalmente amato.
Sibyl – Labirinti di donna è un film con un’alta carica erotica, non tanto per le scene di sesso, quanto per l’intensità delle pulsioni che esse manifestano. Quello che vediamo però è puro istinto, mai amore, dove uomini e donne si scambiano come pedine di una scacchiera.
Margot rimane incinta ma è costretta ad abortire. Quando la psicoterapeuta viene a conoscenza della notizia pensa alla sua passata gravidanza. Rimasta incinta di Gabriel, Sibyl scelse di tenere il bambino.
Man mano che la terapia va avanti la situazione degenera sempre di più. Non solo Sibyl registra le sedute con Margot per usarle come materiale per il suo romanzo, atteggiamento del tutto antiprofessionale, ma ne inizia a copiare i gesti. Come se fosse lei l’attrice, Sibyl si guarda allo specchio e ripete insensatamente tutte le frasi che Margot pronuncia durante i loro incontri.
In scene più oniriche che reali vediamo inoltre un rapporto sessuale tra Sybil e Igor, l’amante di Margot. Semplice e vuoto sesso animalesco, privo di ogni spinta emotiva.
Quello che Sibyl- Labirinti di donna mette in scena è la rappresentazione di una completa, e malsana, simbiosi tra paziente e terapeuta.
Sibyl – Labirinti di donna, un pentolone di temi trattati male
Sibyl – Labirinti di donna è un film che ci prova a essere impegnato, ma fallisce. Il rapporto madre- figli, il tema amoroso, la sessualità, la psicanalisi, l’alcolismo, la scrittura, il cinema, sono solo alcuni dei temi che mi vengono in mente. Tutti trattati con superficialità. Si vede questa donna in un’apparente, instabile, calma intraprendere probabilmente la più difficile delle professioni emotivamente. In nessun modo lo spettatore riesce a empatizzare con i personaggi, che restano solo bidimensionali. Paradosso importante in un film che prova a parlare di psicologia. Anche la metanarazzione, sia letteraria che cinematografica, che vediamo in Sibyl- Labirinti di donna non riesce a strizzare l’occhio allo spettatore. Questo perché troppo plateale da diventare quasi spiacevole.
Il finale non poteva presentarsi più anonimo e quasi ostico. Dopo un breve ritorno all’alcool, Sibyl si cala di nuovo nella sua vecchia e finta vita. Torna dal suo compagno di cui non è innamorata e col quale non si sente per nulla compresa. La sua non è altro che rassegnazione. Guarda tutti come se fossero solo personaggi di un romanzo, depersonalizzandosi completamente.
È per questa ragione che potremmo dire infine che Sibyl – Labirinti di donna racconta la storia di un’impossibile psicoterapeuta che non riesce a salvare nemmeno se stessa.