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The mad women’s ball, come liberarsi di donne scomode

The mad women’s ball, uscito da pochi giorni, è il primo prodotto originale francese per la piattaforma di Amazon Prime. Presentato in anteprima al Festiva di Toronto, The mad women’s ball ha suscitato critiche estremamente positive. Alla regia troviamo Mélanie Laurent, che conosciamo già nelle vesti di attrice come in Bastardi senza gloria di Tarantino.

Una ragazza ribelle

La storia è ambientata nella Parigi del 1885. Eugéne Cléry è una giovane e brillante donna borghese, che a causa del suo carattere anticonformista non incontra il favore della famiglia. L’unico che sembra amarla davvero è il fratello Théophile. Eugéne ama leggere, la vediamo andare persino al funerale di Victor Hugo. Arricchisce la sua conoscenza preferendo ai salotti letterari, in cui le donne non sono ben gradite, le passeggiate per i bassifondi. Come un’intellettuale decadente  la protagonista cerca nella diversità, nei luoghi degradati, il piacere della scoperta. Eugéne però ha un dono, e una condanna, vede gli spiriti dei morti. Lo confesserà al fratello e alla nonna e a causa di ciò sarà internata in un manicomio. La scelta sarà presa da chi ha la speranza di aiutarla, come il fratello, e da chi ha l’obiettivo di liberarsene, come il padre.

Tra finzione e realtà

The mad woman’s ball è ispirato al primo libro della scrittrice Victoria Mas, da cui riprende il nome. Nella stesura del romanzo, già enormemente apprezzato dal pubblico francese, Victoria Mas ha detto di essersi ispirata a delle storie vere di pazienti del dottor Jean-Martin Charcot. Egli non è infatti un personaggio inventato, bensì fu un neurologo francese, noto principalmente per i suoi studi neuropsichiatrici sull’isteria. Alle sue lezioni parteciparono uomini noti come Zola, Maupassant e il celeberrimo Freud. 

La Salpêtrière, il manicomio in cui la protagonista viene rinchiusa, esisteva davvero ed era davvero un ospedale per le donne “malate”. La Salpêtrière nasce originariamente come una fabbrica di polvere da sparo. Nel 1656 Luigi XIV lo rende un ospedale nel quale rinchiudere vagabondi, ladri e truffatori.

Il ballo, anche, avveniva realmente. Era l’unica occasione in cui l’ospedale apriva al pubblico. Charcot credeva che quest’iniziativa potesse far bene in qualche modo alle sue pazienti, mentre gli ospiti erano per lo più curiosi cittadini francesi.

Tutte le donne sono isteriche

Eugéne si ritrova così intrappolata in un manicomio con altre donne. Dopo un primo momento di incredulità e rabbia verso la sua famiglia, la protagonista inizia a legare con le altre compagne. La sua amica di letto inizia a presentarle le altre donne, descrivendone anche le patologie. Per uno spettatore odierno è assurdo concepire come semplici stati d’animo fossero percepiti all’epoca come disturbi. Tra le donne c’è chi soffre di malinconia, fissare il vuoto diventa un sintomo di malattia. Alcune sono arrabbiate e mai contente di nulla, altra strana malattia. Chi invece è semplicemente esuberante.  Tutti questi sintomi si racchiudono in una sola, frequentissima, malattia femminile secondo i medici dell’epoca: l’isteria.

Appare abbastanza chiaro che il manicomio non fosse per tutte un luogo di cura, ma un semplice modo per padri e mariti di togliersi di torno donne scomode. Tutto facilitato da una società estremamente patriarcale in cui ogni forma di ribellione femminile, o semplice spirito critico è da condannare. 

Sotto una dittatura scientifica, ovviamente maschile, le pazienti vengono usate come cavie, diventato forme di spettacolo agli occhi dei medici. Quando però gli esperimenti hanno complicazioni nessun medico si preoccupa minimamente della salute delle donne, quasi si trattasse di fantocci.

Oltre le osservazioni scientifiche ci sono anche medici che approfittano dell’ingenuità di alcune ragazze, promettendogli amori impossibili. Talvolta quando ciò non basta prendono semplicemente ciò che vogliono con la forza.

Il Carnevale

Bachtin, un filosofo e critico letterario russo, nell’opera di Rabelais e la cultura popolare tratta il tema del Carnevale. Secondo lo studioso il Carnevale, oltre che ad essere associato ad un senso di morte e di vita, propone anche una sorta di ribaltamento. Esso rappresenta una momentanea libertà da ogni ordine dominante, l’abolizione di tutte le gerarchie, regole, privilegi e tabù.  È più o meno questo che accade nella scena del ballo di The mad woman’s ball. Tutte le pazienti sono vestite con classici costumi carnevaleschi, e nonostante le gerarchie siano ancora intatte, c’è un mescolarsi tra “normali” e “malate”. Come dice Geneviève, una delle infermiere del manicomio impersonata dalla regista del film, è impossibile durante quel ballo distinguere chi sia sano e chi sia pazzo.

Un ribaltamento l’abbiamo anche nel finale. Se per tutto il film vediamo Eugéne essere la paziente e Geneviève la donna libera, alla fine, dopo che l’infermiera ha aiutato a far evadere la paziente, vediamo le due situazioni scambiarsi.